La storia di Menchov, Il russo che pareva Indurain

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  1. xGarzox
     
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    Vuelta, la storia di Menchov, Il russo che pareva Indurain

    Dal passaggio alla Banesto in cambio di ruote, telai e tubolari alla seconda vittoria nella Vuelta, stavolta da protagonista dopo quella a tavolino per la squalifica di Heras

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    MADRID, 23 settembre 2007 - Nel giorno in cui Daniele Bennati sale sul palco per indossare la maglia ciclamino della classifica a punti della Vuelta, Denis Menchov sfila per indossare quella oro. La 62ª edizione della Vuelta a España è di questo russo che nei piani di José Miguel Echavarri ed Eusebio Unzue era l’uomo giusto per cogliere l’eredità di Miguel Indurain e diventare il leader della Illes Balears nelle grandi corse a tappe. L’intuizione forse era giusta, ma ora se lo trovano contro come avversario perché - quando nell’autunno 2004 le Baleari decisero di non rinnovare la sponsorizzazione - si fece avanti la Rabobank con un’offerta alla quale il ragazzo russo non potè dire no. Perso Menchov e arrivata la Caisse d’Epargne, il duo navarro ebbe bisogno di un leader e si buttò su Alejandro Valverde (ma questa è un’altra storia).

    GLI INIZI - Denis è nato a Orel, 350 km circa sud di Mosca, il 25 gennaio 1978. Da bambino giocava a calcio ma aveva anche la passione per il nuoto e lo sci di fondo fino che in una prova di selezione per la ricerca di talenti venne "ingaggiato" dalla Cska di Mosca con la quale cominciò a gareggiare a 12 anni. La prima corsa, una cronometro, la vinse. Il primo titolo di una certa importanza fu quello di campione di Russia juniores a cronometro. Passò dilettante con la Lada-Samara. Il francese Francis Lafargue, che per la Banesto teneva le relazioni pubbliche e faceva da talent scout in Francia, nel 1998 lo vide brillare nella Ronde d’Isard e lo ingaggiò per la Banesto. "Mi incontrai con lui in Belgio - ricorda Lafargue - prima che tornasse a Mosca. Trovammo un accordo. Gli davamo l’opportunità di provare con la nostra squadra dilettanti e lo aiutavamo con materiale: ruote, telai, tubolari. Il giorno dopo mi arrivò un fax con il quale mi chiedeva 20 milioni di pesetas (circa 120mila euro) per il trasferimento. La trattativa stava per naufragare, ma proprio Menchov chiamò più volte i dirigenti della Banesto per fare in modo che l’accordo alla fine fosse trovato. Cosa che avvenne per mezzo milione di pesetas (circa 3000 euro) in materiale".

    DIAMANTE GREZZO - Nel gennaio 1999 il ragazzo arrivò in Spagna in uno stato fisico penoso. Andò a vivere nella Residencia Fuerte del Príncipe, un centro di alto rendimento sportivo, a Pamplona, in Navarra (ora vive sempre in Navarra, a Mutilva Alta, con la moglie Nadia e il piccolo Ivan). Alfonso Galilea, allora d.s. dei dilettanti Banesto e ora aggiunto di Unzue alla Vuelta, in poche settimane si accorse che aveva tra le mani un diamante grezzo. Menchov non tardò a mostrare le sue qualità. Vinse la Vuelta Albacete e altre tre corse. Nella Vuelta Bidasoa terminò secondo dietro Gorka Arrizabalaga, ma davanti a Iban Mayo. Nel 2001, al suo secondo anno da pro’, vinse il Tour de l’Avvenire; nel 2002 una tappa del Delfinato che terminava in cima al Ventoux. Nel 2003 fu 11° al Tour e conquistò la maglia bianca di miglior giovane. Nel 2004 fece suoi i Paesi Baschi vincendo anche la tappa di Lekunberri e una tappa della Vuelta, a Morella. Nel 2005 conquistò due tappe alla Vuelta, il prologo di Granada e la crono di Lloret de Mar.

    LA CHIAVE - Grazie alla squalifica per doping di Roberto Heras venne dichiarato, seppure con un anno di ritardo, vincitore della Vuelta. Ma quella corsa, o meglio la tappa di Pajares, dove venne sconfitto da Heras (grazie anche a un colpo di genio tattico di Manolo Saiz alla guida della Liberty Seguros), fu anche fondamentale per la sua crescita. "E’ stata la chiave della sua carriera e della sua vita - spiega Pedro Horrillo, amico e compagno di squadra del russo -. Lo ha fatto maturare. Prese una botta tremenda, però ha imparato. Prima nel momento difficile tendeva ad abbattersi, ora non più". Lo scorso anno rivinse in cima al Ventoux, nel Delfinato, e al Tour conquistò l’11ª tappa, a Plan de Beret. Questa di ieri è la sua terza vittoria stagionale, dopo una tappa al Catalogna e la frazione di Ordino Arcalis, proprio alla Vuelta.

    L'AMICO RASMUSSEN - Ma Denis Menchov è anche l’amico di Michael Rasmussen. Quando il "Pollo" venne cacciato dalla sua squadra mentre era in testa al Tour con la scusa che disse una bugia sul luogo dove s’era allenato prima della corsa francese, Menchov - che era ad allenarsi con Rasmussen - s’è ben guardato dallo spendere una parola per difendere il suo amico. In Spagna sono convinti che Denis Menchov non sia un nuovo Miguel Indurain, capace di vincere cinque Tour consecutivi. Ma un Perico Delgado sì. Lui vinse un Tour e due Vuelta. Con la corsa spagnola siamo già alla pari.

    gazzetta.it
     
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