Euskalibur - La spada nella Vuelta

Il diario della squadra basca

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    Euskalibur - La spada nella Vuelta
    Il diario della squadra basca
    (a cura di Stefano Rizzato - cicloweb.it)

    Arancioni e sempre all'attacco. Inconfondibili, ma quest'anno più che mai alla caccia di un risultato importante, con Samuel Sánchez proiettato su questa Vuelta fin da inizio stagione. E così, per le ventuno frazioni dalla Galizia a Madrid, non ci accontentiamo di una sola "talpa" in gruppo, ma raccoglieremo a turno le impressioni di tutta la selezione dell'Euskaltel-Euskadi per questa Vuelta a España. Un diario "corale" e tutto basco (ma tranquilli, tradurremo...) che ci accompagnerà per tutta la corsa iberica e ci aiuterà a scoprirne situazioni e personaggi che sfuggono all'occhio televisivo.

    Venerdì 31 agosto - Vigilia - Gerrikagoitia: Un'Euskaltel di lotta
    È vigilia, ma è come se fosse già iniziata, questa Vuelta. Ormai siamo qui da tre giorni, gli allenamenti di avvicinamento sono terminati e tra pochi minuti ci sarà la presentazione ufficiale delle squadre: ci siamo, insomma.
    Quattro massaggiatori, tre meccanici, due direttori sportivi, un team manager, un medico e un addetto stampa: questo il gruppo che accompagnerà i nove corridori durante le tre settimane di corsa. Si parte con grande entusiasmo, come al solito, e con il vantaggio di un'unità che ci ha un po' sempre contraddistinti ed è dovuta soprattutto al carattere basco del team, al fatto che i corridori sono nati tutti nel raggio di 50 km e hanno corso insieme fin dalle categorie giovanili: una squadra che dunque si conosce molto bene e cerca di fare di questo un'arma in più.
    Per le nostre caratteristiche, non c'è dubbio che la differenza dovremo farla, o cercare di farla, quando la strada sale: è una Vuelta che inizia con tappe dal chilometraggio limitato, ma poi arriveranno abbastanza presto le montagne, con la decima frazione verso Andorra, la tappa regina, che probabilmente sarà un vero spartiacque e vedrà una classifica già piuttosto delineata. Il nostro leader non può che essere [Samuel] Sánchez, che ha orientato tutta la stagione in vista della Vuelta: dacché esiste il team Euskadi non siamo mai saliti sul podio di un grande giro e quest'anno ci proviamo con lui, con la consapevolezza che è un obiettivo assolutamente alla sua portata. Un podio basterebbe, ma sognare non guasta e con la formazione che presentiamo al via si può anche puntare a qualcosa di più, oltre che ai successi parziali ovviamente.
    Sarà un'Euskaltel che lotta, come sempre, cercando di animare ogni tappa: anche un giovane come Igor Antón, che l'anno scorso vinse una bellissima tappa a Calar Alto, sarà sicuramente una pedina importante, nonostante arrivi a questa Vuelta non nella condizione dell'anno passato.
    Vedremo: è scontato dirlo, ma sarà la strada ad emettere il verdetto. Comunque sia ci sarà da divertirsi... (Gorka Gerrikagoitia, ds)

    Sabato 1° settembre - 1a tappa - Isasi: Occhio alla clavicola!
    Partiti! E ci si toglie sempre un peso: la Vuelta è una corsa molto dura, ma meglio stare in sella che crogiolarsi nell'attesa. Quest'anno per me la Vuelta ha anche un sapore particolare, in una stagione che nella prima parte è stata assai complicata, con il doppio infortunio alla clavicola, la stessa... Meglio non pensarci, cioè, meglio pensarci, ma solo per stare in guardia dalle insidie che anche una tappa come quella di oggi può riservare: basti vedere quello che è successo a Danielson.
    Per il resto è stata la classica tappa da velocisti, senza scossoni, nonostante il vento contrario. L'anno passato mi lanciavo in prima persona nelle volate di gruppo, ma con la presenza di Koldo [Fernández] il mio ruolo è decisamente cambiato: prima di tutto c'è da pensare a [Samuel] Sánchez, che è la nostra carta per la classifica generale e va protetto dagli inconvenienti di cui vi dicevo; poi, negli ultimi chilometri c'è da portare avanti Koldo, cercando di metterlo in condizione di giocarsi la volata al meglio. E direi che come inizio non c'è male: un settimo posto alla prima tappa, fa ben sperare, ma Koldo stesso è convinto di potersi giocare piazzamenti più importanti.
    Per quanto mi riguarda, chiaro: magari qualche volata la proverò, ma soprattutto c'è da infilarsi nelle fughe; e senza fare gli schizzinosi, perché ogni occasione può essere quella buona.
    Intanto il massaggio è finito e si scende a cena: quindi vi saluto, noi ci si sentirà tra qualche giorno, quando senz'altro ci sarà di più da commentare e chissà, magari mi avrete già visto in qualche fuga... (Iñaki Isasi)

    Domenica 2 settembre - 2a tappa - Zubeldia: Non è colpa di Koldo!
    E le chiamano tappe facili! Abbastanza corta, non troppo mossa... sì sì, tutto vero; ma tra il fatto che è partita una fuga al chilometro due e un circuito finale parecchio impegnativo è stata una frazione davvero tirata. Che la fuga nascesse presto ce lo si aspettava: la Karpín corre in casa e ha ragazzi bravi ad infilarsi nelle fughe e con qualità per poter far saltare il banco. Infatti s'è messa subito in testa la Lampre del capoclassifica: ovviamente toccava soprattutto a loro tenere a bada il distacco, anche se poi verso la fine collaborarava anche la Milram.
    Ma una volta controllata la fuga, oggi c'era da fare i conti con un circuito finale veramente tosto: praticamente tutti gli ultimi tre chilometri tendevano a salire e come se non bastasse ci si è messa la caduta attorno ai meno due. Il tutto è nato da un classico sbandamento, che con la strada abbastanza stretta è risultato fatale. Avrete notato Koldo [Fernández] discutere a lungo con Bennati: ho avuto modo di parlarci, visto che peraltro è mio compagno di stanza, e mi ha spiegato un po' come sono andate le cose. Come sempre, per le squadre – come anche la nostra – che non hanno un vero "treno", c'è la lotta per la prendere la ruota migliore, che oggi era quella dei Milram, che si erano ben organizzati. Nella confusione s'è prodotto uno sbandamento e Koldo e altri sono finiti a terra: Koldo alla fine era piuttosto arrabbiato perché stavano dando la colpa a lui di quello che era successo, mentre non aveva fatto nulla di male; del resto credo che tutti i velocisti debbano avere le stesse possibilità di cercare le posizioni migliori per lo sprint e il fatto di vestire la maglia amarillo non significa granché. Sono comunque cose che capitano e buon per Freire che ha avuto meno concorrenza...
    Per quanto riguarda la mia Vuelta, sono convinto di essermi preparato al meglio: il Tour è stato ovviamente un grandissimo sforzo, anche perché, visto che puntavamo a far bene a San Sebastián, per me e altri della squadra è durato praticamente quattro settimane. Dopo c'è stato il meritato riposo, ma senza esagerare: giusto tre-quattro giorni senza proprio toccare la bici e poi il graduale avvicinamento alla Vuelta.
    Non guardo comunque alla classifica: la squadra s'è presentata con un obiettivo molto chiaro, che è quello di supportare al 100% Samuel Sánchez. Lui negli ultimi anni ha seguito più o meno sempre lo stesso calendario e ha l'esperienza giusta per far centro, quest'anno. Io mi accontenterei di una vittoria di tappa e sarebbe un gran bell'accontentarsi... (Haimar Zubeldia)

    Lunedì 3 settembre - 3a tappa - Galparsoro: Haimar, che spavento!
    Che non si dica che battiamo la fiacca! Oggi non avete sicuramente fatto fatica a trovarci in gruppo: e vabbè che arancioni come siamo non dev'essere tanto difficile in generale, ma oggi abbiamo fatto non pochi chilometri in testa a tirare di brutto. Il motivo? Beh, non che pensassimo di aprire distacchi per la generale, ma Samuel [Sánchez] conosceva il tratto finale, con una salitella breve ma secca e una discesa piuttosto tecnica verso il traguardo, con qualche curva complicata.
    Il problema è che quando in gruppo c'è gente come Freire e Bettini... Peraltro si è capito subito che Bettini volesse fare la corsa oggi, visto che lui stesso e la Quick Step hanno collaborato ad alzare il ritmo e a far selezione. Comunque sia, una bella prestazione di squadra: sarebbe una buona giornata se non fosse per quello che è successo a Haimar [Zubeldia], che è andato giu a 20 km dall'arrivo. E ci siamo presi pure un certo spavento, ma per fortuna pare non abbia nulla di rotto e ha potuto finire la tappa: adesso per lui saranno decisivi i prossimi giorni; speriamo bene, inutile dire quanto sia importante per la squadra.
    Come avrete notato, la tappa oggi è finita abbastanza tardi: con l'albergo a 80 km rispetto al traguardo, doccia e spuntino li abbiamo fatti sull'autobus. Ovviamente in situazioni come questa non è che si mangi molto: la cena non è troppo lontana e basta reintegrare un po' di carboidrati, ognuno in base alle proprie preferenze, tra cereali, yogurt e frutta. Una volta raggiunto l'hotel, è stato il turno dei massaggi: normalmente si fa un'ora a testa, ma anche per questo oggi c'è stato un po' meno tempo. Poi la cena, che ho terminato giusto adesso, e un po' di riposo, che io, come altri, sfrutto per dedicare un po' di tempo ad internet, per guardare le classifiche e soprattutto per parlare con la famiglia. In generale, in tutto il post-gara si tratta soprattutto di stare seduti: considerando che non è che andiamo proprio a passeggio durante la corsa, capirete quanto sia importante!
    A proposito di andare a passeggio, domani si apriranno davvero le danze per quanto riguarda la classifica. Tatticamente è una tappa abbastanza semplice da interpretare, con la prima parte che sarà sicuramente buona per una fuga: non è da escludere che anche qualcuno di noi provi ad infilarsi in un gruppetto. Compito principale è comunque quello di mantenere protetto Sánchez e portarlo alla salita di Covadonga in buona posizione: è una salita coi controfiocchi e come dicevo s'inizierà a delineare la classifica. Come hanno detto i miei compagni, abbiamo grande fiducia in Samuel e vedrete che fin da domani sarà lì con i migliori. (Dioni Galparsoro)

    Martedì 4 settembre - 4a tappa - Antón: Limitando i danni
    Giornata complicata, diciamo pure un po' negativa... Abbiamo perso un po' di terreno con Samuel, ma contiamo, nell'arco delle tre settimane, di migliorare e recuperare.
    Ci si immaginava la fuga fin dalla partenza e così è stato, ma caspita in quanti erano! Per fortuna siamo riusciti a piazzarne dentro tre, Alan [Pérez], Aitor [Hernández] e Dioni [Galparsoro], e ci siamo risparmiati il lavoro per chiudere il gap, affare che hanno sbrigato le altre squadre, marcando da subito un passo elevatissimo per andare a riprendere gente come Devolder e Gárate.
    Poi la salita, dove Samuel [Sánchez] s'è reso conto subito che l'importante era limitare i danni, senza rispondere ad attacchi. E oggi Sastre e Menchov hanno veramente fatto la differenza, e nonostante questo Efimkin è riuscito a mantenere un certo vantaggio: deve aver fatto davvero un gran numero... Comunque, Sastre ha fatto il vuoto già con il primo scatto, mi sembra ai meno sette: lì Samuel ha detto di andar su regolari, senza innervosirsi o "strappare". Così ho cercato di dargli un buon ritmo, che ci permettesse di non perdere troppo: direi che ci siamo riusciti e c'è comunque di che essere fiduciosi per il prosieguo.
    Per quanto riguarda le mie sensazioni, beh, direi buone: non penso ne avessi per staccare Samuel, anche se ovviamente il problema neppure si poneva. Sto recuperando da un Tour un po' disgraziato, dopo una prima metà di stagione che era stata di fatto impeccabile, con il picco al Romandia, dove ho vinto una tappa e fatto una buona classifica. Speravo di mantenere quel livello anche in Francia, ma lì decisamente non è andata: il Tour, si sa, non perdona! In compenso, si dice che da tutto c'è da imparare e per fortuna non manca il tempo per tornare al Tour con un po' d'esperienza e cercare di far meglio. Ma intanto c'è da restare concentrati su questa Vuelta, dove mi posso togliere delle soddisfazioni sia personali che soprattutto di squadra: vedrete che si tornerà protagonisti!
    Nel frattempo vi saluto con un aneddoto sul mio soprannome, "Fuji". Magari qualcuno saprà già la storiella, comunque bisogna tornare indietro di un po' di tempo, a quando correvo tra gli esordienti, a nove-dieci anni; insomma, all'epoca mi regalarono una bici di una marca americana, che si chiama proprio "Fuji". E da allora mi hanno appioppato questo soprannome, che del resto non mi dispiace affatto, visto che è una cosa simpatica.
    A presto dunque, e fate un po' il tifo per noi! (Igor Antón)

    Mercoledì 5 settembre - 5a tappa - Hernández: C'è tempo per la fuga
    E vince sempre lui... È veramente un campione e – sì, non è che lo scopriamo oggi – quando si presenta a una corsa con motivazioni, c'è veramente poco da fare alle volte. È qui anche per preparare il Mondiale e direi che è sulla buona strada per il quarto titolo; come se non bastassero gli altri stimoli, in questa Vuelta c'è anche il suo principale avversario, Bettini, un altro che ve lo raccomando...
    Ieri in qualche modo gli hanno dato una mano anche i Caisse d'Epargne, visto che in tutta la tappa non c'è stato modo di portar via un gruppetto. Si è davvero partiti a tutta, attacchi in tutte le salse, ma niente da fare, il gruppo ha dato spazio solo a tentativi individuali, come quello di Kroon e dei due Saunier, che è quasi impossibile andassero in porto. Io stesso ho provato ad infilarmi in un abbozzo di fuga, a metà tappa circa, ma poi ho capito quale fosse l'andazzo e ho preferito salvare la gamba in gruppetto. Abbiamo davanti molti giorni per trovare la fuga giusta ed era inutile sprecare energie, così ho passato l'ultima parte della tappa tra Boonen e compagnia, e credo sia stata la scelta giusta.
    Poco altro da dire, anche perché la volata me l'hanno dovuta raccontare, ovviamente... Però ne approfitto per mandare un saluto ai miei ex-compagni della LPR e soprattutto ai ds di allora, Orlando Maini e Claudio Cozzi: ho ottimi ricordi dei due anni passati in Italia, visto che peraltro proprio con la LPR ho avuto l'occasione di passare professionista. Poi è chiaro: l'Euskaltel per un basco è irrinunciabile... (Aitor Hernández)

    Giovedì 6 settembre - 6a tappa - Fernández: Secondo, me...
    Secondo. Ha sempre due facce, un secondo posto: da un lato, come non considerare un'ottima giornata quando finisci secondo in una tappa della Vuelta? Ma dall'altro conta solo la prima piazza e quindi è un peccato, davvero un peccato.
    Non mi manca e non ci manca niente per arrivare al successo: la gamba e la velocità ci sono tutte, l'unica cosa su cui c'è da lavorare è il posizionamento; se troviamo il sistema per iniziare la volata più avanti... Il giorno che riesco a iniziare una volata tra i primi cinque, allora veramente mi potrò giocare molte più possibilità di vittoria. Va oliata e aggiustata proprio quella fase lì: proprio sul posizionamento era nata una discussione con Bennati, nella seconda tappa, in seguito alla caduta. Tutto risolto comunque, ma il mio pensiero resta quello: anche se siamo giovani, abbiamo il diritto degli altri velocisti di giocarci le volate nella miglior posizione possibile; non esiste che ci siano delle gerarchie per cui debbano passare davanti Freire, poi Bennati, poi Boonen...
    A proposito, chi aveva chiesto un mio parere su questa sorta di "nuova generazione" di velocisti spagnoli, citando anche Ventoso e Rojas, ha fatto un'osservazione giusta: una volta in Spagna questo tipo di corridore era decisamente più raro; il tipico corridore spagnolo era un Indurain, per citare un grandissimo. Secondo me, dipende dal fatto che il ciclismo sta cambiando, le corse si sono evolute e da un po' è cresciuta l'importanza degli sprint: quindi aumentano anche i corridori che si focalizzano su di essi. E noi spagnoli, con l'età dalla nostra, possiamo davvero essere il futuro di questa "specialità", specie quando i vari Freire, Petacchi, Hushovd si saranno ritirati.
    L'Euskaltel stessa è una squadra tradizionalmente combattiva in montagna, non ha mai avuto in squadra un velocista puro: per l'appunto sono stato ingaggiato per dare alla squadra soluzioni anche in quelle tappe destinate alla volata di gruppo. Lo faccio meglio che posso, un po' alla Freire, approfittando del lavoro delle altre squadre e cercando la ruota giusta e lo spunto negli ultimi metri. Oggi m'è riuscito bene, domani chissà non mi riesca ancor meglio... (Koldo Fernández)

    Euskaltel - Euskadi (Squadra Pro Tour)
     
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